Caccia alla Chimera – CAPITOLO 2

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Walter Mastrelli, seguendo il reportage in diretta, aveva capito immediatamente che il soggetto “uomo e animale insieme” nella profezia di Nostradamus poteva essere riferito quasi certamente ad una chimera biologica, proprio come nel caso del figlio di Magnusson. Inoltre la parola “illusione” presente nella seconda parte della quartina era già un sinonimo di chimera, e lo “scandalo” poteva essere legato ai risvolti etici e legali che quell’annuncio di Magnusson avrebbe certamente avuto nei giorni successivi. Tra l’altro lo scandalo, che puntualmente si diffuse già dall’indomani del nostro servizio televisivo, riguardò anche l’impressionante numero di esperimenti sommersi sulla creazione di ibridi biologici fra animali diversi che era avvenuta nel periodo indicato da Magnusson insieme ad analoghi tentativi di clonazione, ma sempre effettuati su animali. Lo stupore più grande del mondo scientifico fu tuttavia quello di scoprire che già nel 1968 uno staff di studiosi era riuscito a clonare in Svezia un essere vivente e a manipolarne il DNA, quasi trent’anni prima della celebre pecora Dolly – clonata in Scozia nel 1996 e dichiarata ufficialmente nel 1997 – e addirittura 37 anni prima dell’esperimento del biologo Irving Weissman che nel 2005 inserì in California cellule del sistema nervoso umano nel cervello di un topo.
Ma la meraviglia della scienza ufficiale fu nulla rispetto alle reazioni della Chiesa Cattolica e dei media più potenti.  Noi di YouGlobe avevamo realizzato lo scoop, ma i quotidiani e le TV di livello internazionale si scatenarono in giudizi ed interpretazioni morali di portata storica per un avvenimento scientifico. Se da un lato Weissman aveva usufruito del nulla osta del Comitato etico dell’Università di Stanford, la notizia del vecchio esperimento di Magnusson del 1968 fece nascere in tutto il mondo tante di quelle polemiche che venne istituita, in meno di quindici giorni, la “Commissione Scientifico-Etica Mondiale di Genetica Sperimentale”, unico organo abilitato a giudicare o consentire la legalità a quel tipo di tentativi d’avanguardia sia per quanto riguardava il passato che per l’avvenire. Il professor Irving Weissman si giustificò presentando il benestare della sua Università e spiegando che l’esperimento serviva per poter registrare le varie reazioni al virus HIV senza rischiare pericolosi esperimenti sull’uomo, sfruttando peraltro solo l’1% del sistema nervoso umano; I media alla fine si schierarono a favore di Weissman, anche perché il suo caso era una sorta di riesumazione di una questione morale già ampiamente discussa nel 2005, mentre ben più violento risultò l’attacco a Magnusson per la sua creazione di un intero essere umano, venuta improvvisamente a galla in seguito all’appello televisivo diffuso tramite YouGlobe. La Chiesa Cattolica lanciò tuoni e fulmini contro il moribondo scienziato svedese e la Commissione Scientifico-Etica Mondiale di Genetica Sperimentale minacciò l’adozione di provvedimenti gravissimi contro eventuali autori di successivi test genetici di quel tipo, anche se finalizzati alla ricerca di rimedi per gravi patologie come il morbo di Parkinson, quello di Alzhaimer o di Lou Gehrig. La parola “scandalo”, citata nella profezia di Nostradamus, stava quindi in queste reazioni globali generate sull’onda dell’emotività sviluppatasi in seguito alla divulgazione della notizia. La massa popolare poi non perdonava affatto a scienziati come Magnusson la mortificazione della sacralità umana e della natura in genere, anche se presentata sotto la bandiera di una ricerca scientifica asservita ad eventuali conseguenti benefici sanitari. Alla gente sembrava piuttosto che questi studiosi, mascherati da benefattori dell’umanità, attentassero alla dignità di qualsiasi creatura terrestre pur di aggiudicarsi celebrità e la palma d’oro del più bravo, generando piccoli poveri mostri condannati ad una vita da diversi o da fenomeni da baraccone.

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Walter Mastrelli era affascinato da quella storia e da quella sua ispirazione che gli aveva permesso il collegamento alla profezia. Inoltre un’idea geniale e incalzante gli ronzava nella testa sin dal momento in cui era venuto a conoscenza di quel fatto: poteva finalmente studiare a fondo, e da solo, una notizia interessante, spogliandosi dei panni di semplice lettore di TG per indossare finalmente quelli di giornalista televisivo che aveva tanto agognato fino a quel momento. Aveva insomma l’occasione per un brillante salto di carriera lavorando su qualcosa che tra l’altro lo attraeva particolarmente, sempre che il direttore di testata Filippo Rossetti avesse accettato la sua proposta; chiese così a me di mediare, considerando che Rossetti era anche mio amico. Fissai quindi l’incontro a tre per il lunedì successivo. Walter ottenne conferma dell’appuntamento col direttore, nella stessa mattina di lunedì, dal mio proto di testata Pippo Bretoli, un simpatico cinquantenne sempre con la voglia di scherzare. La regia – Ehilà, Walter! Oggi, a mezzogiorno dovrai porre il tuo culo sulla poltroncina antistante la scrivania del nostro mega-direttore… non so perché ma ti vuole parlare… che cosa hai combinato? – Nulla Pippo, stai tranquillo. – Sai com’è? Non chiede mai di nessuno… ho pensato: stavolta Walter l’ha fatta grossa e il direttore lo convoca per cantargli la Butterfly. – Non è così, sono stato io a chiedere un incontro insieme al nostro caro Pastrone per fargli una proposta. – Ah! … Ho capito! Sei passato dall’altro lato della barricata e vuoi essere tu a suonargliela. – Ma che fantasia! Non ho subito variazioni di sorta nella mia sfera sessuale, e continuo a desiderare solo partner femminili, ho solo intenzione di migliorare in qualche modo il mio lavoro in questa emittente… tutto qua!

– Hai detto niente! Sei già il grande Walter Mastrelli, il lettore di TG più amato in assoluto dal grande pubblico, cosa vuoi di più?

– A parte che Franco Sereni, nonostante legga il TG black, è altrettanto benvoluto … poi migliorare non vuol dire che intendo abbandonare per sempre il mio lavoro, chiedo solo di aumentare la mia autonomia nelle notizie che leggo ogni santo giorno.

– Ah! Allora è una cosa seria! … Auguri. Comunque Franco Sereni è un specie di becchino impomatato, la gente non lo ama … forse lo teme … magari per motivi scaramantici, visto l’elenco di morti che ogni giorno sciorina sul teleschermo … il migliore è sempre Walter Mastrelli, porca miseria!

– Grazie Pippo! Sei sempre carino nei miei confronti, ma devo confessarti che credo poco in questo genere di affetto via etere. La gente si infatua dei personaggi televisivi che vede più spesso… basta una breve interruzione nelle presenze in video, una minore continuità nelle apparizioni, che subito ritorni a muoverti in prossimità dell’anonimato.

Walter aveva pronunciato quest’ultima frase iniziando a muoversi verso lo studio televisivo del suo TG, tanto da doversi girare indietro quasi di 180° rispetto alla sua direzione di marcia per poter ancora guardare negli occhi il buon Pippo. Quando tornò in posizione normale fu costretto a bloccarsi immediatamente perché la sua direzione era sulla rotta di collisione con la mia postazione; ero fermo con le braccia innestate sui fianchi a manico d’anfora e lui non mi aveva visto se non all’ultimo istante.

Rischiammo uno scontro frontale i cui effetti, considerando le nostre stazze, sarebbero risultati probabilmente devastanti.

– Nell’attesa di parlare col direttore, che ne diresti di registrare intanto l’edizione di oggi del TG white per evitare di fare le corse in diretta e all’ultimo minuto? – bofonchiai.

– Stavo proprio venendo da te quando ti sei parato sulla mia traiettoria.

– Ahhh! Allora è colpa mia?

– Diciamo che abbiamo rischiato una pericolosa collisione che avrebbe impedito la messa in onda almeno di uno dei due TG giornalieri, per mancanza del regista e del lettore.

Walter però lavorò con la testa per aria, col pensiero fisso a quella richiesta da fare al direttore ed in attesa di quel mezzogiorno che sembrava non voler arrivare mai.

Ma come inevitabilmente accade due volte al dì, da quando l’uomo inventò gli orologi, anche quella mattina la lancetta delle ore si andò a rifugiare, nel suo primo turno quotidiano, sotto quella dei minuti per nascondersi dallo sguardo concupiscente di Mastrelli che attendeva proprio quel fatidico istante.

Il direttore di testata Filippo Rossetti era un uomo di mezza età, senza particolari segni caratterizzanti, fatta eccezione per il suo paio di baffi bianchi che contrastavano vistosamente con il colore di sopracciglia e capelli, ancora quasi del tutto neri, nonostante fossero perfettamente naturali.

Aveva una notevole esperienza nel settore, anche per il suo lungo permanere nella cosiddetta “prima-linea”,  con reportage dalle zone a rischio bellico nei primi anni della sua carriera.

Ci accolse con la sua solita verve ironico-grottesca sparsa nell’aria da quel suo vocione da baritono fallito.

– Ciao Giuseppe……oilà Mastrelli!!  Quale bufera ti spinge da me in compagnia del mio regista preferito?

– Normalmente il luogo comune parla di un “buon vento”… ma se per lei c’è già previsione di tempesta prima ancora di farmi parlare, inizio a temere per la risposta.

Walter aveva buttato lì quella replica al suo saluto con un sorriso disarmante; ironia contro ironia, non poteva di certo incazzarsi per questo, infatti …

– Porco cane … Mastrelli!  Sei sempre sul chi vive! Non volevo di certo metterti a disagio … qua sei sempre il benvenuto … lo sai!  Dimmi pure in che cosa posso aiutarti.

– Direttore, io da tempo ho un desiderio professionale che ho tenuto nascosto per alcuni anni ma che ora vorrei proprio confessarle.

– Ma cosa puoi desiderare di più professionalmente? Sei il più gettonato fra i lettori, il pubblico televisivo ti ha equiparato alle star cinematografiche, sei un intoccabile anche nelle turnazioni con i colleghi … quale altra ambizione può esserci al di sopra di tutto questo?

– Sì, forse può sembrare un po’ ingiusto da parte mia mostrarmi scontento di tutto questo, ma credo che ogni uomo debba sempre aspirare a qualcosa di più, per migliorarsi e per dare una valore a tutto ciò che fa ogni giorno.

– Mamma mia che perle di saggezza! – intervenni con una battuta per stemperare la lieve tensione che si stava instaurando – Giuro che Walter non ha imparato a memoria questo testo come fa certe volte con le notizie del TG, è proprio un suo sincero sfogo personale.

– Va bene … va bene … dimmi cosa può renderti felice.

– La felicità è ben altra cosa, diciamo che sarei più contento se potessi leggere notizie e commenti fatti da me e non da altri; certe volte mi sembra di essere una sorta di automa, un robot parlante senza anima. Come lei sa alcune televisioni hanno già adottato i “lettori virtuali”, sono immagini di uomini o donne realizzati in computer-grafica che leggono le notizie proprio come le leggo io al TG white. Niente anima, niente corpo, niente stipendio … io talvolta mi sento uno di loro.

– La possibilità di utilizzare una controfigura creata dai computer per leggere i TG non è mai stata neanche lontanamente presa in considerazione dalla nostra azienda. Abbiamo ritenuto che dopo il primo impatto favorevole dovuto alla curiosità, la gente non avrebbe gradito trovarsi sempre di fronte quella sorta di cyborg olografico.  Le TV con minori disponibilità economiche hanno dovuto fare questa scelta per risparmiare sui costi di gestione, ma alla lunga hanno avuto enormi cali negli ascolti proprio per questo motivo.  Sono certo che lentamente torneranno anche loro alla vecchia opzione.  Quindi scordati di poter essere sostituito da un tuo clone virtuale. – Tossì brevemente, anche per riprendere un po’ di fiato dopo quella precisazione che gli aveva procurato una sorta di affanno improvviso, e proseguì: – Anche la tua aspirazione di voler curare personalmente gli articoli da leggere in TV è una strada già battuta in passato.  Nei primi anni ’50 del secolo scorso, quando nacque la televisione in Italia, la lettura dell’unico telegiornale era affidata a lettori specializzati, poi seguirono le rivendicazioni sindacali dei giornalisti che non volevano più restare nell’ombra e che pretesero a un certo punto di leggere personalmente dinanzi le telecamere il frutto del loro lavoro.  Dopo un lungo periodo di predominio da parte dei giornalisti però, si tornò lentamente a sostituire i cronisti nella conduzione dei TG. Le aziende pubbliche e private infatti tornarono col tempo a optare di nuovo per lettori professionisti presenti negli studi a coordinare i servizi esterni, che rimasero però in completa gestione degli stessi reporter incaricati.  Tu sei molto giovane e tutto questo costituisce per te pura archeologia televisiva, ma ti ho voluto mettere al corrente perché la tua richiesta ci farebbe tornare nuovamente indietro nel tempo operando contro le direttive aziendali … a meno che tu non voglia passare d’altro lato della barricata, diventando corrispondente esterno a tutti gli effetti.  Ma questo significherebbe per la società rischi di perdita di un patrimonio di ascolti costruito proprio sulla tua presenza in video … credimi … così sarebbe veramente improponibile.

– Quindi devo restare a vita solo un replicante televisivo? Un pupo asservito ai cronisti ufficiali, pur avendo i titoli necessari al cambio di qualifica e una idea su un possibile scoop internazionale?

– Alludi al fatto che hai la laurea in giornalismo … sì è vero, ma sei stato assunto come lettore … ricordalo!

– Certo, ma non vorrei morire tale. Rossetti si fermò un attimo a riflettere guardando oltre il vetro della sua finestra piena di tetti grigi e di cielo azzurro, poi dopo un breve sospiro rivelatore del suo stato d’animo, che in quel momento si dibatteva fra un’affettuosa tolleranza e una rigida interpretazione del suo ruolo aziendale, riprese a fissarci negli occhi alternativamente.

– La presenza qui dentro anche di Giuseppe, che è il regista del TG white, mi fa capire che anche lui sostiene la tua richiesta, quindi penso di potervi venire incontro solo in un modo: potresti continuare a leggere il TG white curando solo il caso al quale hai fatto riferimento, che potresti proporre al pubblico personalmente ma sempre dall’interno dello studio, come approfondimento a seguito del TG.  Intanto potremmo iniziare così … poi si vedrà;  nel frattempo dovremmo cercare con calma un tuo sostituto per il futuro, da presentare a poco a poco in TV per evitare al pubblico il trauma di un avvicendamento improvviso. Ma intanto dimmi qual è lo scoop al quale mi hai accennato prima.

Mastrelli raccontò al direttore di Samuel Magnusson, del servizio televisivo di Lisa Betty Foster da Stoccolma, della sua passione per le profezie di Nostradamus e del collegamento che aveva fatto fra quello specifico evento e l’unico presagio per il quale in precedenza non aveva trovato alcuna spiegazione.

Terminò manifestando il suo desiderio di andare a fondo alla faccenda intervistando di persona Magnusson e analizzando i fatti accaduti quarant’anni prima, conclusi poi con la misteriosa sparizione del bambino-chimera.

Il direttore sembrò interessato alla vicenda, evidentemente intravedeva, da cronista di razza, la possibilità di allettare il pubblico con una storia, possibilmente da snocciolare “a rate”, che aveva tutti i requisiti per diventare una sorta di tormentone giornalistico, anche se ciò poteva comportare una futura sensibile riduzione della presenza in video di Mastrelli, con possibile conseguente perdita di indici di ascolto.

Iniziò a emettere brevi mugolati di interessamento e approvazione, fissando con gli occhi leggermente socchiusi la foto della sua famiglia che stazionava sulla scrivania dentro un’imponente cornice d’argento.

Da buon regista televisivo immaginai in quel momento un personaggio dei cartoon, con le sue fattezze un po’ grottesche, mandar fuori dal capoccione arruffato le solite palline bianche identificative di pensieri profondi, con l’inevitabile nuvoletta contenente la classica scritta “mumble … mumble”.

– Sì, certamente è una storia affascinante … potrebbe galvanizzare l’attenzione di una gran fetta di pubblico; c’è un po’ di tutto … il mistero, il sovrannaturale, il dramma umano e persino il risvolto morale di stampo scientifico-sociale … già … già … già!  Ok! Puoi anche metterti al lavoro, dammi una settimana di tempo per cercare un tuo possibile sostituto e poi potrai anche andare a Stoccolma. Terminata l’intervista però devi rientrare subito e riprendere le tue letture dei TG. Da quel momento in ogni trasmissione potrai liberamente introdurre la vicenda a piccoli sorsi; non giocarti tutto in un’unica botta.  Questo dovrà essere una specie di piccolo romanzo d’appendice per la nostra testata giornalistica che ti potrai gestire nell’arco dell’intera stagione. Se occorrerà potrai alternarti col tuo sostituto per coprire eventuali tue assenze necessarie agli approfondimenti delle indagini.

– Ecco, ora sì che mi ha reso felice!  Sono però preoccupato per  Lisa Foster, in fondo il primo servizio televisivo che ha acceso i riflettori sul caso era stato il suo … non vorrei che si possa sentire defraudata dal mio subentrare in qualità di cronista proprio nella storia che lei ha tirato fuori.

– Di questo non ti devi preoccupare, e il fatto che tu abbia avuto questo pensiero gentile nei suoi confronti ti fa onore … altri se ne sarebbero fottuti. Lisa è piuttosto conciliante, e poi mi ha confessato di non aver voluto approfondire la notizia, andando a intervistare lo scienziato, perché è poco interessata a questo fatto di cronaca, troppo scientifico per le sue competenze.  Per lei è un pozzo vuoto, per te invece è un giacimento tutto da scoprire; tu hai il legame con la profezia di Nostradamus, la vecchia storia delle posizioni diverse da parte dell’opinione pubblica su quegli esperimenti bio-genetici, la possibilità di scoprire qualcosa sul rapimento ecc.. ecc.  Lavoraci su e così potremo sapere se sei anche un bravo reporter oltre che un grande lettore di buone notizie.

Ci scambiammo i saluti con una inusuale cordialità; ognuno di noi aveva trovato infatti, negli altri due, strumenti utili per poter coronare proprie aspirazioni.  Un’ottima opportunità, per Rossetti di alzare notevolmente gli indici di ascolto, per Walter di intraprendere finalmente la carriera di cronista e per me la possibilità di un nuovo programma di sicuro successo da dirigere.

Una cosa però non avevamo ancora messo bene a fuoco: avevamo a che fare tutti e tre con una chimera.

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Sergio Figuccia

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