Lo “Stato dell’Arte” nella penisola italica

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È un vero e proprio piccolo stato il sistema dell’arte in Italia, con tanto di ministri, che dettano regole e che scelgono chi e come deve "contare" e deve gestire "potere", ed un popolo di poveri disgraziati che vengono catalogati, emarginati, spremuti e sfruttati.

Non c’è un capo assoluto, come in una monarchia, né un Presidente del Consiglio dei Ministri, come in una democrazia; esiste piuttosto una sorta di "aristocrazia" che tende a configurare l’italico "Stato dell’Arte" quale oligarchia auto-eletta.
 
Un sistema di pochi intellettuali, o presunti tali, si è insediato ai vertici dello "Stato" a colpi di satanici urlacci televisivi, di raffiche delle solite raccomandazioni politiche o massoniche, di ostentazioni di pubblicazioni editoriali dalla dubbia valenza, di incarichi specifici, acquisiti ed eseguiti spesso senza particolari capacità.
 
Lo "Stato dell’Arte", o come qualcuno ama chiamarlo: "il Sistema dell’Arte", si è costituito autonomamente, senza alcuna votazione né elezione democratica; si è trattato di un vero e proprio "colpo di stato". Chi si è seduto sul trono l’ha fatto con la forza, la protervia e l’arroganza di un leader politico totalitarista, di un despota che ritene di sapere tutto, di poter giudicare e stabilire ranghi, valori e meriti degli altri, …di tutti gli altri, perché possessore del "gusto assoluto" e di conoscenza divina.
 
Nessuno altro uomo e nessuna altra donna del "popolo" ha mai preteso di potersi ergere al livello di ministro o di leader, pur avendone magari capacità perché da 30 anni Docente Accademico o perché apprezzato Storico dell’Arte. I più validi e colti restano sempre nell’ombra perché surclassati dagli scalpitanti e sguaiati "colleghi" che invece scalano la "Montagna Sacra" proprio salendo sulle loro spalle, sulle loro teste, schiacciandoli verso il basso con la supponenza che li caratterizza.
 
Ma per questi personaggi la farsa però non finisce qua. Dopo aver raggiunto l’Olimpo del sistema iniziano ad opporsi agli altri "semidei" che si trovano con loro nell’Iperuranio, si sbranano come cani senza esclusione di colpi, nell’oligarchia dell’Arte non esiste alcun equilibrio, alcuna disponibilità alla coesistenza, non è possibile la condivisione del "potere". È l’inferno del paradiso, il pulpito tanto ambito diventa campo di battaglia per l’eccellenza, un’altra guerra orizzontale, successiva a quella verticale per la scalata della "Montagna Sacra".
 
Non ho alcuna voglia di fare nomi, ma per rendere l’idea della boria e della aggressiva presunzione di ognuno di questi magniloquenti individui, mi basta segnalare l’ultima recente trovata di uno di loro che si è addirittura inventato, all’interno di una rivista che dirige, una sorta di referendum popolare per stabilire chi è che "conta di più nel sistema dell’arte in Italia", una specie di "specchio delle brame", come nella favola di Biancaneve o in quella più recente di Harry Potter. Lo specchio-referendum, al termine della consultazione popolare, avrebbe dovuto fare ovviamente il suo nome…ma io non ho di certo seguito gli esiti dell’indagine; non appena ho letto la sua proposta sulla rivista, l’ho mandato a rispecchiarsi a quel paese…quindi non so dirvi come sia finita, anche se una piccola idea in merito me la sono fatta.
Sergio Figuccia

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