— 7 Giugno 2017Commenti disabilitati su Selfie sulla fine di una civiltà28
E’ molto alta la probabilità che le nuove generazioni dell’umanità stiano in pratica “fotografando” la fine della società civile.
Ovviamente ci sarà il solito bastian contrario, perfettamente integrato nell’imbarbarimento globale, che magari mi definirà millenarista o predicatore apocalittico di sventure, ma per quanto mi sforzi di “pensare in positivo” non riesco a scorgere scorci di cielo sereno sul futuro della società digitale.
L’uso sfrenato e scriteriato della tecnologia e della scienza in genere ci sta portando, sempre più velocemente, verso un abbrutimento sociale che non ha eguali nell’intera storia del genere umano.
I giovani sembrano i più “colpiti” da tanto “progresso”; attaccati agli infernali smartphone dalla mattina alla sera non riescono più a comunicare fra loro se non a “colpi” di messaggini o whatsapp, non sanno più parlare la lingua madre che hanno irrimediabilmente deturpato con inverosimili acronimi e onomatopeici aborti lessicali. Per i pastrocchi scolastici creati da un’amministrazione statale incapace di plasmare il settore dell’insegnamento in funzione di una straripante tecnologia, i giovani italiani, pur studiando forse più dei genitori, si presentano spesso ignoranti e stralunati su qualsiasi tema in discussione; magari conoscono bene qualche lingua straniera (l’inglese soprattutto), ma poi si rilevano totalmente all’oscuro in argomentazioni di cultura generale, anche di basso livello.
Non riescono a trovare lavoro, se non dopo anni di attesa, dovendo comunque accettare condizioni eccessivamente gravose, prossime allo schiavismo, e remunerazioni ormai appiattite sui valori standard attribuiti agli immigrati e agli extra-comunitari, nonostante i titoli di studi comunque acquisiti (laurea compresa), anche perché i sindacati hanno completamente perso la loro funzione di difesa dei diritti dei nuovi assunti e, sia nel settore pubblico sia in quello privato, lasciano ormai fare liberamente ai datori di lavoro.
Per i ragazzi degli anni ’90 dunque gli orizzonti appaiono foschi e talvolta pure piuttosto oscuri; purtroppo per loro la sola certezza appare la tecnologia, che però in parte, ma i giovani non lo percepiscono, è anche fra le cause principali della scadente qualità del lavoro e dell’enorme difficoltà nel trovarlo, ceduto com’è quasi totalmente ai computer e alle gestioni informatiche.
Alla generazione a “cavallo fra il primo e il secondo millennio” non resta dunque che abbrutirsi con smartphone, pc e tablet, in stupidi giochini globali, distorti usi dei social e scimmiottamenti di tendenza, il tutto condito da miliardi di inutili foto che vagano in rete come sorridenti fantasmi nel più variopinto e complesso VUOTO ASSOLUTO che civiltà terrestre abbia mai generato nell’intera storia del Pianeta.
La società digitale appare quindi una mastodontica accozzaglia di dati che il potere tenta di sfruttare a proprio uso e consumo solo per poter “rapinare” il più possibile i popoli sottoposti, e le nuove generazioni, totalmente allo sbando, per cercare disperatamente un diletto o un interesse qualsiasi al quale potersi aggrappare in quel “vuoto” di cui parlavo prima nel quale fluttuano noiosamente.
Così, fotografando e riprendendo in video tutto ciò che caratterizza la quotidianità, questo immenso esercito di zombie riempie la rete e i social di quantità colossali di insulsaggini che, alla fine, non fanno che aumentare sempre più il grado di alienazione di ciascuno di noi, ma soprattutto dei giovani. Fenomeni come i suicidi di “blue whale“, i foreign fighters dell’estremismo islamico o i folli clicksui cornicioni dei grattacieli per produrre selfie popolari sulla rete sono tutti figli di questo “nulla” che ci ha regalato la civiltà digitale.
Vi propongo un emblematico video di Steve Cutts, drammatico ma molto significativo, che presenta quanto ho espresso in precedenza con grandissima genialità creativa e la forza comunicativa che solo i fumetti di una volta riuscivano ad avere.
Li abbiamo visti nella saga cinematografica del “Signore degli anelli” tratta dai celebri romanzi di Tolkien. I “troll” sono personaggi immaginari, presenti nelle leggende scandinave, che abitano nei luoghi solitari (montagne, boschi ecc.) ma che, all’occasione, fanno di tutto per rompere le scatole ai visitatori del loro territorio, un po’ come gli “orchi” nelle tradizioni popolari europee. In…
E’ da due anni che Amadeus mi delude per le sue scelte sanremesi. E’ chiaro che programmi televisivi tanto popolari non possono non essere al centro di molestissime “pressioni” esterne in un Paese come il nostro nel quale ricatti e raccomandazioni spadroneggiano in ogni campo, specialmente in quello mediatico, ma Amadeus è stato il direttore…
Fake dovunque in quest’epoca infognata inesorabilmente nella falsità: false sono moltissime notizie sui social, manipolate a dovere (quindi altrettanto falsificate) quelle trasmesse dai tg, contraffatti sono gran parte dei programmi televisivi, soprattutto i reality che di “reale” non hanno proprio nulla, fasulli e alterati sono perfino diventati pressoché tutti i rapporti sociali fra individui che si “atteggiano” per apparire quello che non sono per…
La tecnologia del terzo millennio attrae e affascina smodatamente sia la generazione dei padri cinquantenni/sessantenni, sia quella dei loro figli e dei loro nipoti; genericamente in maggior modo quella che viene chiamata “generazione Z” (le persone nate tra la fine degli anni ’90 del secolo scorso e gli anni del primo decennio di questo…
La foto a corredo di quest’articolo cita una frase celebre dello scrittore e giornalista portoghese José Saramago scomparso nel 2010. José Saramago è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1998. Per anni ha studiato il comportamento umano durante le catastrofi e le guerre … non è certo l’ultimo arrivato né un megalomane da strapazzo come…
Un tempo c’erano le enciclopedie e gli agenti culturali che te le vendevano direttamente a domicilio. Chi di voi non ha conservato a casa trenta o quaranta volumi, da tre chili l’uno, della Treccani, dell’Utet o della De Agostini? Negli anni ’60/’70, quando i settantenni di oggi erano ancora giovani studenti che dovevano alimentarsi di conoscenza per poter crescere…
Certe volte le canzoni per bambini, ed è giusto che sia così, contengono educazioni morali e imbeccate sociali utilissime per una buona consapevolezza, nelle nuove generazioni, di tutto ciò che ogni essere umano dovrà affrontare durante la sua vita. E’ il caso, per esempio, della tiritera “C’era un cocomero“, canzone che, nonostante sia stata scritta…
Forse non ve ne siete accorti, ma da tempo in Italia esiste la libertà di truffare la gente alla sola condizione che le vittime dei raggiri vengano preventivamente avvertite. Solo dopo la realizzazione di una truffa e l’eventuale denuncia alle autorità giudiziarie interviene (forse) lo Stato nella ricerca, ed eventuale (forse) punizione, dei relativi responsabili….
Una volta la popolarità nasceva dal talento, quello vero, certamente non quello artificiale costruito con meschine tattiche psicologiche, contraffazioni comunicative e sfruttamento dell’ingenuità popolare, oggi tanto in uso nei settori dello spettacolo, dell’informazione e della musica. Una volta c’erano i Beatles e i Rolling Stones … poi quasi nient’altro; solo pochissimi altri gruppi e qualche cantante potevano vantare una fama internazionale di grande portata. Ma erano gli…
Quando nel settembre 2018, durante la guerra in Siria, Amnesty International denunciò al mondo (vedere foto) l’utilizzo illegale contro la popolazione civile da parte del governo siriano, sostenuto dalla Russia, delle cosiddette cluster bomb (bombe a grappolo), il mondo inorridì; soprattutto la “cara vecchia america” (USA) tuonò contro il governo siriano e i suoi alleati per quest’orrore perpetrato a danno della gente…
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