— 6 Aprile 2016Commenti disabilitati su Il referdubbium24
La confusione mediatica è asservita al fallimento del referendum; su questo non ci piove. Più caos si crea meno gli Italiani vengono invogliati a votare, più dubbi si seminano sull’opportunità referendaria meno si comprendono i veri motivi per i quali occorre recarsi alle urne.
Ma il referendum propone solo una scelta semplicissima: concedere alle compagnie petrolifere la disponibilità del NOSTRO TERRITORIO fino all’esaurimento dei giacimenti o fermare le trivellazioni alle naturali scadenze dei contratti.
Non occorre assolutamente uno specifico corso di laurea in ingegneria per documentarsi, né di andare a studiarsi le normative internazionali sulle pertinenze costiere (vedi problematica sulle 12 miglia), è solo una banalissima questione di buon senso.
Vorrei capire come una buona parte della popolazione italiana, a parte i bastian contrari che vanno sempre e comunque “controcorrente” solo per farsi notare, si ostini ad interpretare l’opzione “sì” come impoverimento delle risorse energetiche del nostro paese e non come sacrosanta presa di posizione contro le multinazionali STRANIERE (vedi la francese total) che da anni vengono a risucchiarci greggio e gas sul nostro territorio e se lo portano via concedendoci solo una sorta di elemosina (questo diritto si chiama “royalty“) per il “disturbo”, l’impatto ambientale (quello nostro ovviamente), e i rischi connessi (che sono altissimi, nonostante qualcuno osi dire “ma fino ad oggi non è successo nulla“).
Anche la faccenda del gas viene erroneamente sfruttata dai sostenitori del no; le trivelle esistono per tirare idrocarburi, siano essi gas che petrolio liquido, per cui sostenere che noi andiamo avanti a gas non vuol dire di certo che il referendum sulle trivelle sia inutile.
Insomma le sciocchezze che ho letto e continuo a leggere da parte di chi sostiene il “no“, a partire dal signor renzi, sono a dir poco pirotecniche, e direi più “piro” che tecniche, perché di “tecnico” non hanno proprio nulla.
Partendo dal presupposto che le nostre fonti energetiche sono tutt’ora legate all’importazioneda altri paesi (Francia, Germania ecc. ecc.) e che andare a votare “no” non influirebbe minimamente su questo fattore, perché allora concedere ai ricchissimi petrolieri stranieri di esaurire liberamente i NOSTRI GIACIMENTI (perché si trovano in territorio italiano) senza darci un rientro almeno in termini economici? Bloccare le trivellazioni alla scadenza contrattuale e studiare nuovi accordi per il futuro non vi sembra un’idea migliore?
C’è chi dice: “Ma perché mobilitare l’intero Popolo Italiano per una normativa che poteva risolversi a livello parlamentare?“.
Ma il punto della questione sta proprio lì. Il referendum non è nato certo da una scelta governativa, perché il governo filo-lobbista che ha assunto il potere senza essere eletto dal Popolo, non ha alcun “interesse” ad andare contro gli “interessi” dei petrolieri che lo hanno sostenuto nell’ascesa al trono. Pensate proprio che il parlamento avrebbe risolto la questione con una semplice votazione, possibilmente a colpi di “fiducia” quando la “maggioranza” si è creata proprio per il volere delle lobby (anche petrolifere)?
Sono state invece nove Regioni Italiane a promuovere questo referendum, prima erano di più, ma poi qualcuna si è defilata, Sicilia compresa nonostante sia una fra quelle più coinvolte, proprio per rendere FONDAMENTALE la scelta popolare, bypassando così una scontata omissione di parte che avrebbe fatto l’attuale sistema di potere.
Occorre dunque pressare il nostro governucolo da strapazzo sulla necessità di assumere atteggiamenti diversi nei confronti delle lobby che attualmente COMANDANO al suo interno, e solo il POPOLO può farlo, sempre che sia coeso nel suo intervento. Andranno a votare “sì” al referendum questi Italiani che vi elenco di seguito, ne riconoscerete certamente “qualcuno”, un motivo per aver optato per questa scelta deve pur esserci, non credete?
Dario Fo (Premio Nobel per la letteratura)
Erri De Luca (scrittore)
Dacia Maraini (scrittrice)
Andrea Camilleri (scrittore)
Daniele Vicari (regista)
Vinicio Capossela (cantante)
Albano Carrisi (cantante)
Carlo Freccero (autore televisivo)
Enzo Iacchetti (conduttore televisivo)
Massimo Bray (ex ministro dei beni culturali)
Jovanotti (cantante)
Piero Pelù (cantante)
Noemi (cantante)
Dario Vergassola (comico)
Maurizio Casagrande (attore)
Moni Ovadia (attore teatrale)
Ficarra e Picone (attori)
Alessandro Gassman (attore)
Neri Marcorè (attore)
Luca Mercalli (meteorologo e climatologo)
Carmen Consoli (cantante)
Sabina Guzzanti (attrice)
Giancarlo Giannini (attore)
Daniele Silvestri (cantante)
Flavio Insinna (attore)
Nino Frassica (attore)
Elio Germano (attore)
Claudio Santamaria (attore)
Pietro Sermonti (attore)
Claudia Gerini (attrice)
Valeria Golino (attrice)
Isabella Ragonese (attrice)
Mario Tozzi (geologo)
Daniele Sepe (cantante)
Carlo Martigli (scrittore)
Andrea Segre (regista)
Bandabardò (gruppo musicale)
Alessandro Gilioli (giornalista)
Riccardo Bocca (giornalista)
Sandro Ruotolo (giornalista)
Luciana Castellina (giornalista)
Giacomo Russo Spena (giornalista)
Matteo Pucciarelli (giornalista)
Saverio Tommasi (giornalista)
Franco Arminio (paesologo)
99 Posse (gruppo musicale)
Rocco Hunt (cantante)
Clementino (cantante)
Irene Cao (scrittrice)
Assalti Frontali (gruppo musicale)
Kutso (gruppo musicale)
Andrea Appino (cantante)
Dente (cantante)
I Foja (gruppo musicale)
Quintorigo (gruppo musicale)
Giacomo Farina – Kunsertu (gruppo musicale)
Mariapina Salzarulo (chargée d’étude CNRS Parigi e danzatrice)
Angelo Laurino (attore)
TheRivati (gruppo musicale)
Diego Parassole (attore)
Tinturia (gruppo musicale)
I Gatti mézzi (gruppo musicale)
Pamela Soluri (fashion blogger)
E Zezi Gruppo Operaio (gruppo musicale)
Domenico di Leo (musicista)
Il governo viene abbattuto a colpi di renziate; Le tv danno visibilità solo al “bastone” e non a chi ne è stato colpito; Spunta improvvisamente una figura mitologica dietro i “monti“; Tutti rimangono colpiti, stavolta a colpi di “mattarello“; La figura mitologica viene santificata e idolatrata anche se ricorda vagamente un precedente “salvatore”…
Qualcuno sui social ha messo a paragone i curricula di Carlo Cottarelli e di Laura Castelli che nei giorni scorsi ha ricevuto le deleghe alla spending review al posto del ben più “quotato” collega. Siamo abituati a giudicare certi personaggi in base ai curricula ufficiali. Ma leggendoli non vi sorge qualche dubbio? Partiamo dal fatto incontrovertibile che un curriculum scadente non giustifica certo…
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