Si è inaugurata il 5 marzo 2016, ma aperta al pubblico il giorno successivo, una importante mostra fotografica nello spazio espositivo “Zac” dei Cantieri Culturali della Zisa di Palermo.
Si tratta di una esposizione antologica, curata da Paolo Falcone, che costituisce una sorta di omaggio della Città di Palermo alla fotografa Letizia Battaglia.
Oltre 140 “opere” fotografiche che vogliono celebrare gli ottant’anni di una fra le prime donne fotoreporter italiane; sono immagini presentate insieme per la prima volta in questa mostra, intitolata “Anthologia”, che rappresenta un vero e proprio stralcio della storia d’Italia, non solo della Sicilia, dagli anni ’70 in poi, in un turbinio di ricordi che raccontano circa 40 anni della vita di Letizia Battaglia, ma anche del corso degli eventi più significativi della Repubblica Italiana.
Sono immagini che evocano passioni, rabbia, tristezza, gioia, stupore; foto che generano nello spettatore un sobbalzo emozionale ad ogni cambio di soggetto, ad ogni successivo clic che fa immergere il visitatore, di volta in volta, nell’atmosfera rarefatta che collega quel passato, cui la foto si riferisce, al presente che quasi appare da essa stessa derivato, come se Letizia Battaglia abbia, magari anche senza volerlo, costruito “l’odierno” in funzione di tutto ciò che ha documentato con l’estensione del suo sguardo costituito dalla sua macchina fotografica.
Così sembra quasi una “deduzione”, logica e moralmente corretta, che dopo 35 anni da quel celebre suo scatto di Sergio Mattarella, che il 6 gennaio del 1980 soccorre il fratello Piersanti pochi istanti dopo essere stato vilmente colpito dalla mafia, sia nato il 12° Presidente della Repubblica Italiana; o appare quasi scontato che dopo quel drammatico ritratto di Rosaria Costa, la vedova dell’Agente Vito Schifani, tragico e meraviglioso nello stesso tempo con il suo taglio netto fra chiaro e scuro, fra vita e morte, fra speranza e disperazione, sia cresciuto sempre più il desiderio di riscatto di un intero Popolo contro la sopraffazione e la cieca e stolta violenza.
Letizia raccoglie tutto nelle sue foto, utilizzando il “filtro” ottico della sua anima per trasformare in Arte ciò che gli altri vedono solo come fredda cronaca dello sterile nostro quotidiano.
E’ una mostra da “bere” in un solo unico sorso, come quella Milano nella quale si trasferì nel 1970 agli inizi della sua carriera, o soprattutto, come il calice amaro di quei maledetti “anni di piombo”, da lei tanto bene documentati, nella sua amatissima Palermo.
La mostra, che si chiude con un rilevante video che mette a nudo la coscienza dell’artista, dagli inizi della sua attività fino a quel suo mesto “rammaricarsi” finale per non essere riuscita a cambiare certa misera mentalità della sua città, è stata promossa dal Sindaco Leoluca Orlando e dall’Assessorato alla Cultura di Palermo in collaborazione con la Fondazione Sambuca, e con gli allestimenti curati insieme all’Accademia delle Belle Arti di Palermo.
Resterà in esposizione al pubblico fino all’8 maggio 2016.