Dov..RAI pagare comunque

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Ogni anno, a gennaio, inizia sempre per i telespettatori italiani la solita solfa dei telegiornali rai che, alla fine di ogni loro edizione giornaliera, ci ricordano con coriacea ripetitività, fino al successivo mese di maggio (5 mesi interi di lavaggio del cervello), che il canone rai è scaduto e che BISOGNA RINNOVARLO (cazzu cazzu! – direbbe Cetto La Qualunque).

 

Lo strazio mediatico al quale siamo stati sempre sottoposti tutti noi, da gennaio  a maggio di ogni anno, prevede inoltre, dopo il reiterato promemoria della ormai prossima scadenza, per la serie “fratello! ricordati che devi morire“, anche l’oscuro avvertimento premonitore di poter incorrere, in caso di inadempienza: alle “frustate di stato”, alla “gogna fiscale”, alle “sopratasse sulle tasse delle tasse”, alle “persecuzioni della gestapo o delle ss” ecc. ecc.
Nel 2016,  “invece”, la grande svolta: non dobbiamo più pagare l’odiato canone, semplicemente perché ce lo “insuppostano” direttamente tramite un’altra utenza (quella elettrica) che non c’entra nulla con la rai, ma che non possiamo rifiutarci di pagare per non restare al buio come ai tempi dell’uomo di Neanderthal.
In pratica agli italiani non arriverà più il bollettino rai per “via postale“, ma bensì direttamente per “via rettale“, così tutti saranno “costretti” a pagarlo “obtorto collo”.
Come sempre subiremo le “furbettinate” del nostro creativo governo (costituzionali o no, meglio non entrare nel merito), ma la cosa più clamorosa, quella che attualmente sta facendo sobbalzare sulle sedie tutti i telespettatori, è la reiterazione periodica dell’annuncio televisivo, messo in onda (e anche in qualche altro posto) forse con ancora maggiore frequenza di quello trasmesso negli anni scorsi.  
Ma come? Si saranno chiesti i contribuenti … negli anni passati, quando dovevano convincere la gente a pagare la tassa, ci propinavano l’ipnotico minaccioso avviso “solo” 6 volte al giorno, prima e dopo i pasti, e oggi, che non ce ne sarebbe più bisogno perché hanno trovato il modo “per farcela pagare” comunque, ci bombardano quotidianamente con annunci “a grappolo”, come se noi fossimo tutti evasori farabutti meritevoli di questa tortura mediatica.
In effetti, la comunicazione preventiva del “siluro” che ci sta per colpire “in comode rate“, nel momento in cui viene continuamente ripetuta prima e dopo ogni TG e in ogni rete televisiva pubblica, assume più i connotati di un “supplizio” che non quelli di un diritto alla trasparenza onorato dalla pubblica amministrazione nei confronti dei contribuenti (come si vorrebbe far credere). Quasi come se Torquemada, prima di torturare le proprie vittime, si fosse “vantato” di poterlo fare con il loro tacito consenso; il “sadismo istituzionale” in questa vicenda assume caratteristiche di immorale cattiveria gratuita.
D’altra parte il nostro attuale governo tende sempre ad autocelebrarsi, anche in funzionedemagogica finalizzata alle prossime scadenze referendarie ed elettorali; quindi, quale migliore occasione poteva trovare, per ottenere pubblico consenso, come questa litania mediatica che vorrebbe far apparire una simile “supposta” fiscale come un leggiadro medicamento per le nostre povere tasche posteriori?
Sergio Figuccia

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