— 22 Settembre 2017Commenti disabilitati su Siamo soli in preda alla follia umana26
Era il 1991 quando Raf cantava “Siamo soli nell’immenso vuoto che c’è“, e sedici anni dopo ci ritorna in mente prepotentemente questo drammatico concetto quando la sera presenziamo sbigottiti, di fronte ai nostri giganteschi televisori, alla “fiera dell’orrore” messa in onda dai tg nazionali che fanno show con i più sanguinari fatti di cronaca nera racimolati nella settimana.
Ci rendiamo tristemente conto che siamo soli di fronte alla raccapricciante alterazione della nostra società “civile“; siamo soli quando chiediamo l’aiuto di Dio e poi assistiamo inermi alla morte di migliaia di bambini decimati dai terremoti, dalle malattie, dalle disgraziate migrazioni in mare, dalla violenza familiare o dalla follia delle faide etniche.
Siamo soli quando lo Stato si dimostra incapace di intervenire, nonostante i nostri drammatici appelli, per impedire che possano avvenire episodi come quello di Ischitella, che ha visto soccombere Nicolina, una ragazza di appena quindici anni, alla paranoica ossessione di un uomo dalla mente malata.
Siamo soli quando la Giustizia permette agli assassini di tornare liberi dopo solo qualche anno di “assistenza” nelle patrie galere consentendo loro di tornare a uccidere.
Siamo soli quando cerchiamo di far comprendere a TUTTI i rappresentanti del genere maschile della “razza umana” (anche in altri Paesi come l’India, il Sudan, la Somalia, l’Eritrea, il Senegal ecc.) che la figura femminile costituisce la parte preponderante della vita stessa e che per questo va pienamente rispettata, se non perfino venerata. Non ci sarebbe vita se non esistessero le donne, non ci sarebbe l’uomo in assenza della sua controparte di sesso opposto, ma questo concetto non riesce a entrare nei poveri cervelli di certi umanoidi “sottosviluppati”.
Così, nella più completa solitudine, assistiamo al conteggio (fatto dal tg2) dei “femminicidi” che avvengono via via nel tempo in questa disgraziata terra che si chiama Italia, e guardiamo un importante rappresentante delle Istituzioni, addirittura la seconda carica dello Stato Italiano, chiedere personalmente perdono , a nome di tutti gli uomini, all’anima della povera Nicolina per lo scempio che ha subito. (cliccate qui per leggere il testo completo del Presidente del Senato Pietro Grasso)
Una sorta di umiliazione pubblica questa, certamente nobile e onorevole, che tuttavia sembra chiedere indulgenza più per conto di uno Stato inetto che dei cittadini di sesso maschile che, nella stragrande maggioranza, sono pienamente d’accordo con lui.
Come diceva Guccini (sempre parafrasando le “poesie” di certa datata discografia italiana):
Dio è morto nell’ipocrisia di chi sta sempre con la ragione e mai col torto;
Dio è morto quando siamo costretti a ingoiare la nostra stanca civiltà, nei campi di sterminio, coi miti della razza, con gli odi di partito, dio è morto.
Così pure lo Stato è morto, quando si atteggia forte nella sua fiacchezza, quando ritiene che la politica sia solo far carriera, quando antepone la prassi all’urgenza, la consuetudine d’ufficio alla necessità immediata del singolo cittadino, lo stato è morto.
Siamo insomma sempre più soli a lottare contro una società malata, ma la nostra speranza non muore mai, così come per Guccini:
“Se Dio muore è per tre giorni e poi risorge
In ciò che noi crediamo, Dio è risorto
In ciò che noi vogliamo, Dio è risorto
Nel mondo che faremo, Dio è risorto”
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