La degenerazione di una generazione

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Ho sessant’anni e solo ora mi sto rendendo conto che la mia è stata la peggiore generazione della storia umana.

Abbiamo sommerso il mondo con i nostri rifiuti, abbiamo fatto dell’usa e getta la nostra filosofia di vita, abbiamo affidato alle tecnologie la nostra libertà diventandone totalmente schiavi, pur di fare soldi siamo stati capaci di massacrare il nostro stesso habitat e di cambiare perfino il clima, ma quel che è peggio, abbiamo messo al mondo una nuova generazione di umani costretti a subire passivamente gli effetti dei nostri disastri e delle nostre scelte insensate.

Ora sono loro ad accusarci delle nostre scelleratezze e della “violenza” che abbiamo fatto sulle generazioni successive imponendo loro tutto questo scempio.

Ho sessant’anni e appartengo alla generazione che ha rovinato il mondo e la società umana, che ha inventato un dio malvagio da idolatrare (il denaro), che parla solo di sfide, di scommesse, di “crescita” e di produzione sfrenata senza capire che la generazione dei nostri figli vuole invece tranquillità, amore, gioia e natura incontaminata.

Ho sessant’anni e sono conscio che i miei coetanei sono ancora lì al comando del Pianeta, sul quel maledetto “trono di spade“, a seminare corruzione, odio, frenesia per il denaro, favoritismi per i ricchi e sopraffazioni per i poveri, fino a quando non finiranno col distruggere tutto quello che le generazioni passate, quelle considerate ancora “incivili“, ci hanno lasciato.

Siete ancora in tempo, sessantenni e settantenni, massoni, intrallazzisti, mafiosi, imprenditori spregiudicati e pregiudicati imprenditori, dirigenti di aziende che inquinano e inquinatori di aziende sulla direzione sbagliata, politici corrotti e corruttori della politica, potete ancora aggiustare le cose, evitando di “sfidare” ogni giorno il resto del mondo e di “scommettere” su alcunché.

Il futuro di una civiltà non si basa né sulle sfide né sulle scommesse né sull’arraffare potere e denaro a scapito degli altri e della stessa natura, sta piuttosto sul rispetto per le generazioni successive alla nostra che non dovranno sostenere il carico delle nostre assurde follie di oggi.

D’altra parte il FUTURO non è neanche più nostro, ma è ormai proprietà dei nostri figli.

Ho sessant’anni e sono disgustato per quello che hanno fatto i miei coetanei nel mondo, me ne vergogno tanto perché forse ho fatto poco per poter impedire le loro empietà, ma spero ancora in un ravvedimento anche se tardivo e nella forte reazione dei nostri giovani che, sicuramente, stanno dimostrando più coscienza di noi adulti cresciuti male.

Sergio Figuccia

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