Caccia alla Chimera – CAPITOLO 6

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Walter e Cinzia avevano lavorato fino a tarda sera sulle carte che Magnusson aveva consegnato già al suo primo incontro con Mastrelli.Erano vecchie foto sbiadite che sembravano rubate alla segretezza del laboratorio, documenti amministrativi relativi alla gestione dello studio, alla contabilità, agli stipendi di ciascun componente dell’equipe.

Un blocco di appunti dello scienziato svedese risultò praticamente indecifrabile, scritto com’era con un linguaggio per addetti ai lavori, incomprensibile per due giornalisti che, per quanto laureati, avevano studiato discipline umanistiche e non di certo scientifiche e di livello tanto elevato.
C’erano formule chimiche, modelli di strutture proteiniche e di loro possibili varianti, sequenze di DNA e decodifiche di genomi che costituivano, con molta probabilità, i pilastri dell’intera ricerca di Magnusson.
Non sapendo cosa tirare fuori da tutto quel materiale tecnico-scientifico, i due focalizzarono la loro attenzione sulle foto e sull’elenco dei nominativi dello staff medico e paramedico.

– Ecco! Questa è una foto con Polasacra e Avrahm … chissà chi l’ha scattata?!
– Scusami Walter, ma io non conosco ancora i nomi dei collaboratori, tu già ne hai parlato con Magnusson, potresti farmi un breve riepilogo dei “magnifici 7”?
–  Hai ragione. Ecco qua….l’elenco è facilmente deducibile dal libro paga:
Kurt Polasacra è il principale assistente di Magnusson. Svedese di origine italiana è l’unico componente dello staff a conoscenza dei segreti dell’intero esperimento. I particolari più delicati del progetto di Magnusson sono stati condivisi dallo scienziato solo con lui. Nelle indagini degli investigatori privati risulta ovviamente il più sospettato, anche perché si è reso irreperibile subito dopo il rapimento di Richard-la chimera. Sembra che Polasacra, da sempre grande appassionato di arte figurativa, abbia lasciato una traccia relativamente recente a Palermo, dove ha fondato dodici anni fa un portale web dedicato appunto all’arte, oggi diretto da altre persone … comunque di questo parliamo dopo. 
Samuel Avrahm è invece un medico prenatale israeliano e secondo assistente dell’equipe di Magnusson. E’ tornato a Tel Aviv dopo lo scioglimento dello staff ed il rapimento del bambino. Dovrei andare ad intervistarlo non appena possibile.
C’è poi Fredik Larsen, altro dottore svedese ma stavolta assistente di Samuele Avrahm, per quanto presente nel libro paga di Magnusson prendeva ordini principalmente da Avrham. Oggi è in pensione e risiede ancora in Svezia. 
Ferdinando Mussi era lo zoologo dell’equipe. Italiano di nascita, ma naturalizzato svedese, era il principale punto di riferimento per Magnusson soprattutto nella prima parte della ricerca, quando doveva essere identificato il miglior modello di DNA animale da utilizzare nella creazione della Chimera. E’ ancora in attività ma si è trasferito a Firenze e lavora nel locale Museo di Storia Naturale. 
Rebecca McDoing era una delle due donne dello staff, scozzese, paramedico; l’altra era invece il medico prenatale, la spagnola Ester Serrano, incaricata di seguire la regolarità andamentale nella crescita del bambino e di evidenziare patologie eventualmente subentrate nei primi giorni di vita. Il settimo ed ultimo componente, era un altro svedese, anche lui infermiere come la McDoing, un certo Ulrik Toren.
 
– Ecco ora conosco almeno i nomi, anche se non mi dicono assolutamente nulla.
– Solo incontrandoli potremo tirare fuori qualcosa … che so? Qualche indizio, qualche informazione aggiuntiva; di certo il rapitore è uno di loro, ed il rapitore potrebbe condurci a ritrovare la Chimera, o almeno dove si potrebbe nascondere.
– Già! Ma pare che Polasacra sia introvabile…e dovremmo cominciare proprio da lui.
–  Abbiamo una traccia e dobbiamo seguirla. Ho pensato una cosa, ma ho bisogno del tuo aiuto.
–   Dimmi pure. Vediamo se è una cosa che posso fare.
–  Ti metti nella posizione di una estranea, ma ti ricordo che anche tu sei coinvolta nel programma in TV. – osservò Walter un po’ irritato dalla fredda risposta della sua compagna.
–  La stella di prima grandezza però sei tu, e a me sta benissimo, volevo solo fare un po’ di ironia sulla mia disponibilità a collaborare … diciamo ad occhi chiusi. Ma sei troppo preso da quest’indagine e non cogli più neanche le mie frecciatine sardoniche.
–  Hai ragione, non mi va né di scherzare né di cazzeggiare. E ti prego di non mollarmi in questo momento, da solo non avrei dove andare.

Cinzia non rispose, stava ancora in piedi dietro di lui e si limitò a dargli un bacio sul collo e ad abbracciarlo dall’alto per le spalle.

Walter, tranquillizzatosi, riprese con rinnovato entusiasmo ad esternare i suoi piani sull’evoluzione del programma:
– Ho pensato che avendo una settimana fra una puntata  e l’altra potremmo interrogare i principali protagonisti separatamente, … no…meglio dire intervistare, siamo giornalisti non investigatori.
Io potrei tornare a Stoccolma a parlare con Magnusson subito dopo la quarta puntata del programma, mentre tu potresti andare a Palermo a parlare con gli artisti iscritti al portale web, potrebbero aver conosciuto o almeno incontrato Polasacra nel 2000, quando ha creato il sito internet.
–  Mi sembra una buona idea, ma come si chiama questo sito?
– Pittorica, ed ha ben tre domini in rete. Pittorica.org è un’area destinata ai comunicati stampa su tutta l’attività artistica in Italia e, in parte, anche all’estero; Pittorica.com è un vero e proprio social network, mentre il dominio originario, Pittorica.it, è oggi il portale di accesso all’informazione on line proposta in rete, una sorta di ingresso principale a tutta l’attività del gruppo.

 
 
 
 
 
 

 

– Va bene, ma non vorrei presentarmi  con il mio vero nome, starebbero tutti sul chi vive avendo magari visto il programma.

–  Ma ti conoscono dal video!
– Un paio di occhiali, una pettinatura diversa o una parrucca potrebbero anche bastare. La gente spesso guarda la TV senza “vederla”. Si mettono a fuoco solo pochi particolari, il resto diventa nebuloso nella memoria. Come ti ho detto prima, la vera stella del programma sei tu, quindi la gente in genere ricorda soprattutto te, un piccolo particolare aggiunto al trucco e il gioco è fatto, nasconderò facilmente la mia identità. Mi presenterò come Gabriella Bellavista, che è una mia lontana cugina. Farò interviste per promuovere l’attività artistica degli autori registrati al portale, poi però, a telecamere spente, chiederò informazioni su Polasacra con la scusa di approfondire la storia dell’ingresso di ogni singolo artista nel sito.
– Ecco! Come vedi tu stessa hai trovato cosa potresti fare per aiutarmi.
– Ma il pensiero di non farlo non mi aveva neanche sfiorato.
 
Walter rimase da solo fino a tarda notte a lavorare sulla documentazione fornitagli da Magnusson. Scoprì così, da alcuni ritagli di giornale dell’epoca, che durante i mesi successivi a quel fatidico settembre 1968, lo scienziato era stato colpito anche da infarto, certamente per lo stress subito e per il dolore causato dalla perdita, ma i giornali questo non potevano saperlo e avevano comunicato solo l’attacco cardiaco subito dal luminare svedese.
Magnusson non si era dato pace, quella storia non aveva alcun senso; escludendo Polasacra nessuno era al corrente delle prerogative del bambino, ed una volta scartato il rapimento a scopo di riscatto, perché non gli giunse mai alcuna richiesta in merito, non riusciva ad attribuire un logico motivo a quell’odioso crimine.
Ma al riguardo l’istinto di Magnusson gli diceva che il suo bimbo era al sicuro, che il suo rapitore lo avrebbe trattato bene, scartava in modo assoluto qualsiasi fine cruenta della sua creatura e in quei trent’anni si era convinto che prima o poi l’avrebbe rivisto.
Scrisse persino una lettera a suo figlio, dove spiegava tutti i motivi che l’avevano indotto a farlo nascere e incoraggiato nell’ambizione di potenziarne le capacità in quel modo tanto artificioso.
Walter trovò quella lettera fra le carte in suo possesso, ma non vi trovò dati particolarmente interessanti alla sua indagine, se non l’acclarata convinzione che Richard fosse sano e salvo.
In quel momento ricordò un breve scambio di battute che aveva avuto proprio all’inizio del suo secondo incontro con Magnusson.

 

– Dottore, mi perdoni vorrei farle una domanda a bruciapelo, sarebbe interessante sapere la natura dell’essere dal quale è stato estratto parte del DNA inserito nel patrimonio genetico di Richard.
 
– Vuole conoscere insomma qual è la “bestia” della profezia di Nostradamus? Signor Mastrelli, lei ha tirato fuori questa storia della profezia probabilmente per aumentare l’interesse e la curiosità della gente, e ha fatto bene. Io volevo proprio che il mio appello girasse il più possibile per il mondo, e la sua cassa di risonanza ha funzionato. Così forse riuscirò a vedere di nuovo mio figlio … ma solo a lui dirò la verità. Solo lui potrà capire il perché della mia scelta che chiunque altro potrebbe considerare invece scellerata … chissà … mio figlio potrebbe persino apprezzare quello che ho fatto, ma devo dare solo a lui le dovute spiegazioni … oltre le necessarie informazioni su ciò che potrebbe aspettarsi in futuro a seguito della sua diversità genetica.
 
Walter ricordò di aver chiesto in seguito a Magnusson, per una seconda volta, l’identità animale incrociata nella genetica della Chimera e di aver ricevuto, per una seconda volta, un garbato diniego.
Pensò, tra l’altro, che rivelare i dettagli più intimi dell’esperimento all’intera umanità avrebbe potuto scatenare una serie impressionante di tentativi di emulazione da parte di altri scienziati senza scrupoli.
Considerò la lucidità di Magnusson che appariva sempre più inversamente proporzionale al suo stato di salute; tanto si manifestava debilitato, quanto più si evidenziavano le sue capacità cognitive, razionali e mnemoniche. 
 
Si preparò spiritualmente così alla quarta puntata del programma prevista per l’indomani ed alla sua terza visita a Magnusson, ma nel frattempo si addormentò sul tavolo con la testa abbandonata fra le carte di Magnusson e con il conforto ipnotico del monotono ticchettio della sua sveglia rossa.
Quello spazio temporale che lo separava dai suoi successivi impegni, scandito dal suo orologio colorato, lo spinse in un profondo limbo onirico ricco di immagini, tanto surreali quanto inquietanti, così i suoi sogni mutarono in un incubo.
 

 

Sergio Figuccia

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