La Cassazione si è inventata il mezzo-stupro

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La Cassazione ha “decretato” che se la vittima di uno stupro si è in precedenza ubriacata, non si può prevedere “aggravante” nella sentenza di condanna per lo stupratore.

E come la mettiamo se lo stupratore ha spinto la sua vittima a ubriacarsi proprio per favorire il successivo stupro? L’aggravante verrebbe comunque meno? Si arriva all’assurdo che l’evidente premeditazione in questo caso costituirebbe addirittura un attenuante per lo stupratore.

Donne! Questo sì che un motivo serio per protestare.

Eppure c’è stata una donna “fuori dal coro” che sostiene (sono parole sue): “è un errore attaccare una sentenza che invece andrebbe sostenuta perché ha difeso il principio dell’inviolabilità del corpo di una donna. Alcune avvocate si domandano se la vittima si sarà volontariamente ubriacata o se quei due uomini avranno approfittato dello stato di euforia dato dall’alcol continuando a riempirle il bicchiere? Resta il fatto che questa sentenza afferma qualcosa che non è affatto scontato nei tribunali italiani: se una donna è ubriaca, anche se ha bevuto spontaneamente e non è stata indotta o costretta a bere, è stupro.

Questa controversa chiave di lettura della sentenza è stata proposta da un’avvocatessa, e questa sua interpretazione, almeno per chi scrive, è ancora più inconcepibile proprio perché, oltre a venire da una donna, scaturisce anche da un’addetta ai lavori, per quanto sia arcinota la capacità degli avvocati di saper “rigirare al meglio la frittata” secondo la convenienza.

In pratica è la solita storia del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, il solito modo tutto italiano di interpretare le cose nell’esatto contrario di come le vedono gli altri, magari trovando del buono dove di buono non c’è assolutamente nulla. L’avvocatessa si schiera a favore della sentenza perché vede come una “vittoria” per le donne la condanna stessa per stupro degli accusati, e mette in secondo piano la mancata attribuzione dell’aggravante.

C’è tuttavia una chiave di lettura ben diversa, che è quella della maggioranza degli Italiani, magari anche ignoranti in materia giuridica, perché, se questa dev’essere considerata una “vittoria“,  probabilmente è solo una “vittoria di Pirro“. La condanna senza aggravante viene comunque vista, dalla gente comune, come un alleggerimento della pena, come se lo stupro, per quanto riconosciuto, fosse stato considerato dalla giustizia soltanto un mezzo-stupro.

Questa decisione della Cassazione fa gridare allo scandalo gran parte della popolazione italiana, fatta eccezione di alcuni degli “addetti ai lavori” che la giustificano in quanto perfettamente coerente all’articolo 609 bis del Codice Penale che regola la questione.


Riporto di seguito un commento postato su “Striscia la Protesta” in risposta a due segnalazioni inoltrate da avvocati che hanno contestato l’interpretazione popolare della sentenza:

Per correttezza segnaliamo un’osservazione inoltrata da alcuni avvocati che difendono la Cassazione su questa contestatissima decisione. Riassumiamo per sommi capi la loro argomentazione, evitandovi così di leggere gli inutili insulti lanciatici contro da questi due utenti che evidentemente operano nel settore giuridico.

Sostanzialmente si sostiene che la Cassazione si sia essenzialmente riferita all’articolo 609 bis del Codice Penale nel quale lo stato di ubriachezza della vittima (che inizialmente dagli organi di stampa non era stato indicato come “volontario” da parte della donna che aveva subito lo stupro, come poi realmente confermato e da nessuna delle parti contestato) rientra in quella condizione di minorità della vittima contemplata dal citato articolo del codice (609 bis). Quindi l’aggravante (secondo quest’interpretazione letterale dell’articolo del codice) verrebbe meno in quanto “già contenuto nella pena”. 
Prendiamo atto della precisazione che abbiamo riportato anche se non in corretto linguaggio giuridico per le nostre deficitarie conoscenze nel settore legale, tuttavia la faccenda legata alla condizione di minorità della vittima (che in assenza di notizie abbiamo anche ipotizzato imposta dai violentatori, ragione per cui l’eliminazione dell’aggravante ci appariva assurda) è apparsa comunque alla maggioranza dell’intera popolazione italiana solo una questione di lana caprina. E’ un dato di fatto che uscendo dalla Cassazione gli imputati sono stati alleggeriti di una porzione della pena inizialmente inflitta in primo grado di giudizio e gli italiani da anni protestano contro le Istituzioni per ottenere appesantimenti delle vigenti leggi nei confronti di colpevoli di reali tanto odiosi. Quindi gli irreprensibili avvocati che (per carità, correttamente) hanno “spiegato” la sentenza della Cassazione, dovrebbero però comprendere lo scenario nel quale va contestualizzata la questione. L’insurrezione popolare (sono stati in pochissimi in Italia a soprassedere sull’abbassamento della condanna) è dovuta allo sdegno contro la “debolezza” della nostra Giustizia in casi di gravissimi reati, al di là del rispetto delle vigenti leggi da parte delle Istituzioni. Proprio di recente è venuto a galla nelle notizie di cronaca che una donna ha dovuto subire lo smacco morale di assistere alla liberazione del proprio stupratore dopo pochi anni di carcere, con l’aggravante di vederlo tornare ad abitare poco distante dalla propria casa (con l’aggravante dei rischi di vendetta del criminale). Non pensate che in questo contesto, alleggerimenti di pena più o meno giustificabili da parte della Magistratura, possano portare a plausibili contestazioni da parte della gran parte degli Italiani ignoranti in materia giudiziaria?

Sergio Figuccia

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