Scenari Contemporanei

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Questo mio testo costituisce la presentazione della mostra collettiva di pittura “Scenari Contemporanei” esposta a Palermo presso la Real Fonderia alla Cala dal 15 al 24 novembre 2013. L’esposizione è stata patrocinata dall’UNESCO e dal Comune di Palermo (Presidenza del Consiglio e Assessorato alla Partecipazione).

Ai cambiamenti continui, schizofrenici e irreversibili siamo ormai tutti abituati.
La nostra società si è adattata da tempo alla coesistenza, spesso non del tutto ortodossa, di retaggi storico-culturali di un prestigioso e compianto passato con innovazioni portate dal “vento” irrefrenabile della tecnologia e dell’evoluzione sociale.
Tutti gli ambiti umani sono stati interessati dalla nascita di questo instabile nuovo sistema polimorfo: si va dall’arte all’ambiente, dalla cultura alla politica, dai rapporti sociali alla comunicazione.

Siamo rapidamente passati, in una manciata di anni, dai rarefatti scenari di una collettività di metà secolo scorso, ancora innamorata di quel boom economico che oggi sembra appartenere a una lontanissima era geologica, ai postumi di un sessantottismo hippy e sfrenato, fino a giungere all’orrido globalizzante e sanguinario inizio di terzo millennio dominato dalla iper-tecnologia.

Così sono nati incredibili ibridi che hanno forzatamente accostato al sacrosanto e civile mantenimento del ricordo e della storia le icone più note e coinvolgenti degli anni 2000.

Nei palazzi storici delle città d’arte sono fiorite le “padelle” satellitari, nelle assolate campagne del sud hanno preso vita orrendi complessi di comunicazione ad altissima frequenza (muos), sui profili delle montagne sono apparse gigantesche girandole che sembrano voler raffreddare i “bollenti spiriti” del cielo, nelle valli del nord corrono le lunghissime strutture parallele dell’alta velocità ferroviaria; ma possiamo proseguire con migliaia di questi esempi.

Il passato continua a resistere, ma deve sottoporsi anche lui al forzato trattamento di “chirurgia plastica” con impianti tecnologici ed elettronici, sempre figli del silicone e della sua incontenibile epoca, che ne stanno lentamente sfigurando i lineamenti, proprio come avviene sul volto di una vecchia diva, gonfiato e stravolto da un chirurgo pazzo che vorrebbe mantenerne i connotati di bellezza, ma che invece finisce col distruggerli definitivamente.

Il progresso deve camminare parallelamente alla storia, non intersecarsi con essa, convivere non vuol dire inserirsi l’uno nell’altro, ognuno deve mantenere la propria dignità semplicemente restando se stesso. Il degrado è figlio dell’incuria e della malsana contaminazione.

Sergio Figuccia

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