L’arte dei concorsi a premi

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Chi si muove nella sfera dell’arte, lasciamo perdere se con merito o senza, viene tempestato periodicamente da una miriade di proposte tendenti a coinvolgere il malcapitato autore in qualsivoglia impresa espositiva.
 

Si va dalla mega collettiva di 5.000/6.000 autori, alla personale chiavi in mano, ovviamente con tutte le relative spese a carico dell’artista. Ma non mancano di certo i concorsi a premi, le gare di pittura estemporanea o le selezioni per poter partecipare alle biennali ubicate nelle località più svariate.
 
In qualsiasi campo l’eccessiva quantità di offerte genera “inflazione” (vedi televisioni e radio private, compagnie fornitrici di energia o servizi telefonici, società di consulenza, ecc. ecc.), e l’inflazione appiattisce tutto facendo apparire scadenti anche iniziative di buona valenza.
 
Una delle manifestazioni più presenti in questo contesto è, per esempio, il Premio Terna. Chi di voi non ha mai ricevuto una proposta di partecipazione a questo concorso via e-mail o con passaparola?
Non sto qui a contestare la validità di una specifica organizzazione, ce ne sarebbero tante da analizzare e dalle quali poter estrapolare il relativo occulto aspetto speculativo!
Vorrei però far rilevare come possa risultare palesemente assurda una votazione popolare (stile Sanremo), effettuata peraltro con voti raccolti nel web, per la selezione di pochi vincitori fra circa 3.000 opere presentate esclusivamente in rete, quindi anche difficili da esaminare per l’oggettiva problematicità legata alla sola visione digitale delle opere.
 
In proposito un artista, con la scusa di voler chiedere alla Befana di portarsi via nel 2013 il Premio Terna, ha inviato il 2 gennaio una serie di e-mail a operatori culturali e autori contemporanei spiegando i motivi per cui contesta questo premio.
 
Ho voluto estrapolare, per riproporvele, alcune interessanti osservazioni dal suo messaggio di posta elettronica.
 
«…ogni volta centinaia di email mi arrivano puntualmente da altrettanti artisti che, tra loro in competizione, si attendono tutti, in virtù della nostra amicizia, che voti per loro. Dopo essersi regolarmente registrato, chiunque può, pur nell’impossibilità sostanziale di visionare e comparare le migliaia di opere in concorso, assegnare il proprio voto. 
Alla stregua di aspiranti miss, vallette, veline o postine, gli artisti mobilitano familiari, amici e amici di amici pregandoli, come in una interminabile catena di S. Antonio, di coinvolgerne ancora altri alla ricerca di preziosi voti.
Voti, si chiedono voti e non apprezzamenti! Al di la di ogni impossibilità di valutazione, ciascuno ti chiede esplicitamente e ripetutamente di votare per loro.
…… Sono questi meccanismi perversi, che nulla hanno a che vedere con l’arte, a generare la convinzione che valore e riconoscimento spettino a quanti, a qualunque costo, dimostrino la propria capacità di mobilitazione.
Di fronte a ciò provo una grande tristezza non per quanti raccogliendo migliaia di indirizzi utili incrementano il loro potere comunicazionale, ma per i tanti “artisti” che continuano a credere nella befana.
L’arte, quella vera, non ha bisogno di voti né di vincitori ma di attenzione, sensibilità, cultura
 
La conclusione del messaggio di quest’artista mi sembra poi che riassuma perfettamente il concetto principale dell’intera questione, elogiando le mostre allo stato puro e bocciando i concorsi di dubbia valenza:
«L’arte è vita per chi la produce e linfa vitale per chi se ne nutre. L’arte è incontro e confronto, mai competizione
Sergio Figuccia

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